Articolo tratto da Wired – 7 settembre 2017
La nostra realtà è cambiata: non possiamo più ragionare con un semplice criterio di vero e falso. Come orientarsi? Risponde Andrea Fontana, tra gli invitati del Festival della comunicazione di Camogli
Qualche tempo fa Vince Gilligan, ideatore della serie tv Breaking Bad ha dovuto prendere posizione pubblicamente, su social media e tv americane, per chiedere ufficialmente ai fan della serie di non lanciare pizze sulla casa di Walter White, protagonista della fortunata fiction. Alcuni appassionati infatti, più zelanti del dovuto, avevano preso la cattiva abitudine di andare a visitare la casa dove era stata girata la serie e di lanciare pizze sul tetto – imitando il comportamento del protagonista in un episodio divenuto memorabile.
Peccato che quella casa non fosse di proprietà di White, che naturalmente è personaggio fittizio della serie, ma la residenza di una tranquilla e reale famiglia di Alburquerqe, in New Mexico.
Molti commentatori sono convinti di questo e sostengono che la post-verità diventa cifra e condizione di un mondo connesso e che vive in iper-relazione. Certo, il tema della post-verità e più in genere delle fake news, che sta assorbendo molto dibattito contemporaneo, non è nuovo. Solitamente la questione viene liquidata in modo sbrigativo: le fake news sono il male, il falso, l’imbroglio rispetto a una verità non meglio definitiva. Esattamente come è male che i fan della serie Breaking Bad gettino pizze sul tetto di una casa di Albuquerque.
Conosciamo ormai le dinamiche di comportamento di molti utenti online:
1. ottenere informazioni che aderiscono al proprio sistema di credenze (confirmation bias);
2. trovare profili e persone con inclinazioni simili (echo chambers);
3. rinforzare e radicalizzare le proprie posizioni di partenza (polarizzazione).
Viviamo ormai in una condizione sociale fatta di finzione positiva e siamo noi a creare un mare di informazione falsata senza nemmeno accorgercene. Le fake news non sono solo sinonimo di imbroglio ma, oggi più che mai, anche sintomo di una serie di inquietudini profonde legate alla nostra contemporaneità, dispersa su più piattaforme di conoscenza e dominata dalle logiche dei deep media.
Visto da qui, il fake diventa un modo diverso di fare i conti con la realtà, sempre più sospesa tra finzionalità, polarizzazioni affettive e condivisione sociale. Abbiamo quindi la necessità di capire le nuove regole di questo gioco e sviluppare competenze per stare in una dimensione comunicativa in cui la contro-fattualità diventa pratica di vita online e offline, oltre il dilemma del vero-finto. Che ci piaccia o no, dobbiamo imparare a vivere in mondi dove esistono realtà alternative che generano consenso sociale e valore di business. Le notizie falsate possono essere almeno di tre tipi:
– quelle effettivamente manomesse da una cattiva volontà: notizie ingannatrici e costruite ad arte per attaccare una reputazione (personale e aziendale);
– quelle snaturate per errore o dalla disattenzione di scarse professionalità;
– quelle deformate, da tutti noi, ogni volta che scattiamo foto, le filtriamo con testo e le mettiamo online.
Questa dinamica di costruzione sociale dell’informazione e della conoscenza ci costringe a chiudere il mito moderno della razionalità cristallina e dell’opinione pubblica informata in modo trasparente e lineare; ci impone piuttosto di fare i conti con la consapevolezza che l’immaginario, il fantastico, lo strano e persino il metafisico dominano incontrastati nelle nostre percezioni e nella nostra idea di mondo.
La post-verità non è un’eccezione, una temporanea deviazione dal flusso della verità storica. Non è un avversario ideologico da abbattere, perché più la si contrasta più si rinforza, ma una situazione strutturale e fisiologica con cui fare i conti.
Quello che davvero dobbiamo capire oggi è che non potrà mai esistere nessun tribunale della verità, o peggio algoritmo del vero, capace di fermare l’incidere della contro-fattualità in un mondo comunicativo dove tutto è sempre più cognitivo e narrativo; dominato dalle logiche dei deep media e dell’intelligenza artificiale distribuita il contro-fattuale e la simulazione di vita diventa modello di mondo.
Articolo completo: https://www.wired.it/attualita/media/2017/09/07/fake-news-post-verita-camogli/