Tramite i social media ci arrivano ogni giorno migliaia di informazioni: post dei nostri amici, contenuti di brand, articoli e notizie da varie testate di diverso genere.
Se tempo fa il problema era avere accesso alle informazioni – pensiamo a quando, per esempio, si doveva ricorrere per forza alla lettura dei quotidiani cartacei – oggi ciò che ci mette in difficoltà è il filtrarle, scremando quelle vere, interessanti e credibili da quelle che non lo sono.
Dopo la mobilitazione di diverse iniziative più o meno private e più o meno legate a testate giornalistiche, da qualche tempo anche Facebook ha annunciato la sua lotta senza quartiere alle cosiddette bufale, diventate ormai la materializzazione di tutto ciò che di cattivo e insidioso può nascondere internet.
Zuckerberg ha annunciato: “Siamo qualcosa di più di un semplice distributore di notizie. Siamo un nuovo tipo di piattaforma per il discorso pubblico”, evidentemente allarmato da una ricerca del Pew Research Center secondo cui il 23% degli intervistati negli Stati Uniti ha ammesso di aver condiviso notizie false e mentre il 16% di loro ha dichiarato di aver scoperto solo dopo che non fossero vere, ben il 24% lo ha fatto in coscienza, o per veicolare una certa posizione politica, oppure al contrario, per informare che si trattasse di una bufala.
A questo punto Facebook ha sferrato l’attacco inserendo tra le varie opzioni di segnalazione disponibile per i post anche quella dedicata alle bufale: gli utenti potranno segnalare una notizia falsa e il post a quel punto sarà inviato per la verifica al International Fact-Checking Network (IFCN) di Poynter.
Dopo il lancio dell’iniziativa negli Usa, lo stesso strumento di segnalazione sta arrivando in Europa, a partire dalla Francia.
Ma perché tutta questa paura delle bufale?
Perché attraverso i social passa sempre di più la costruzione delle opinioni di una massa critica di persone che agiscono e si muovono all’interno dello spazio sociale.
Una notizia falsa può aumentare o distruggere il consenso verso un leader o una parte politica, può cambiare la valutazione di diversi fatti, può, cosa forse meno grave a livello sociale, ma da tenere in considerazione per chi usa i social media per il proprio business, cambiare l’opinione e la considerazione che le persone hanno di un brand o un prodotto.
Come possono i brand mettersi al riparo dalle bufale?
La cattiva notizia è che non si può evitare che il proprio brand venga preso di mira da notizie o informazioni false fatte girare sui social media, la buona notizia è che ci si può conquistare la fiducia dei propri clienti o potenziali tali anche su web.
Farlo è, relativamente, semplice, occorre, come in tutti i rapporti che richiedano fiducia, dialogare con gli utenti, non considerarle semplici ricettori di messaggi, ma persone con cui instaurare un rapporto.
Se saprete raccontare il brand ai clienti senza mentire, cioè essendo molto onesti e, per esempio, scusandovi quando un prodotto o un servizio non hanno mantenuto la promessa e rimediando qualora ci fossero stati dei disservizi, le persone apprezzeranno la vostra apertura e sapranno che di voi possono fidarsi.
Nel trasmettere i messaggi che reputate utili alla costruzione della vostra brand awareness occorre tenere presente che state parlando ad un pubblico che vuole sapere chi siete, quali sono i vostri valori di marca, che tradizione avete alle spalle, chi sono le persone che lavorano per quel brand.
Mostrate il vostro lato umano, dialogate con le persone e nessuna bufala vi farà più paura, perché avrete dalla vostra parte la fiducia dei vostri clienti.